A Satana è una poesia di Giosuè Carducci nella forma di inno in cinquanta quartine di quinari sdruccioli e piani alternati a schema rimico ABCB, secondo il modello del "brindisi", cioè di un componimento poetico estemporaneo da recitarsi a tavola.
«Tu solo, o Satana, animi e fecondi il lavoro, tu nobiliti le ricchezze. Spera ancora, o proscritto», scriveva Pierre-Joseph Proudhon. Jules Michelet produceva le prove storiche dell'ingiustizia perpetrata ai danni di Satana, identificato con la scienza e la natura, sacrificate alla mortificazione cristiana. Figura di martire politico in Proudhon, venato di riflessi scientifici in Michelet, Satana diveniva emblema del progresso e «del prodigioso edificio ... delle istituzioni moderne», simbolo di una verità brutalmente calpestata o occultata dal clero.
Furono dunque questi i prodromi del celebre inno A Satana. Recatosi Carducci a Firenze nel settembre 1863 per la stampa dell'opera su Agnolo Poliziano, in una nottata insonne gli ruppe dal cuore la poesia che definì «chitarronata», ovvero non riuscita nello stile ma foriera di verità. «L'Italia col tempo dovrebbe innalzarmi una statua, pel merito civile dell'aver sacrificato la mia coscienza d'artista al desiderio di risvegliar qualcuno o qualcosa... perché allora io fu un gran vigliacco dell'arte», scriverà anni dopo.
L'inno nella prima stesura del 1863 fu inviato da Carducci all'amico Giuseppe Chiarini accompagnato da questo commento:
La poesia senza la terzultima strofe fu pubblicata a Pistoia nel novembre 1865 con lo pseudonimo, usato per la prima volta, di Enotrio Romano; del 1867 è l'edizione completa sempre con la stessa firma. Il testo definitivo è del 1881.
Testo
Commento
Il poeta invoca Satana che egli vede agire prepotentemente nei fenomeni naturali, nell'ebbrezza del vino e nell'allegria del convito, nell'amore per le donne, nell'ispirazione artistica. Il vecchio Geova con i suoi angeli è ormai defunto. Era Satana ad essere invocato nei riti delle streghe. Era lui a fomentare le scoperte scientifiche degli alchimisti e dei maghi, a tentare con le sue seduzioni i monaci penitenti nel deserto, ad ispirare pensieri di verità nelle menti dei riformatori.
Come profeti del trionfo di Satana Carducci indica Heine, Quinet, Proudhon, Michelet che hanno esaltato la gioia di una vita tutta materiale, la superiorità del libero pensiero e della razionalità, il progresso delle scienze contro il fanatismo cristiano.
L'inno è regolarmente letto nelle logge massoniche miste.
Note
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